C’è una bellezza innegabile nella visione di The Beast, una ricchezza formale che colpisce sin dalle prime sequenze: la struttura a salti temporali, la fotografia compositivamente sofisticata, il montaggio che intreccia sogno, memoria e futuro. È cinema che osa. È cinema che immagina. E in questo, merita rispetto. Al centro di tutto, poi, c’è Léa Seydoux, fragile e potentissima, che riesce a incarnare con misura e sofferenza l’odissea emotiva della sua protagonista.
Ed è proprio lei il vero cuore del…